L’unione fa la cura
Grazie al noleggio operativo e alla collaborazione tra imprese, in provincia di Brescia, a Carpenedolo, sta nascendo il primo progetto per la cura delle persone con Alzheimer basato sulla riproduzione di un vero e proprio villaggio.
I sono l’edicola e il panettiere, la merceria e il ristorante, il cinema e l’ufficio postale, il telefono a gettoni e il treno per fuggire lontano… e ritornare sereni. Perché anche se fuori dal finestrino scorre un paesaggio campestre, in realtà non si va da nessuna parte: il vagone ferroviario si trova all’interno del Villaggio Insieme, il nuovo padiglione Fondazione S. Maria del Castello di Carpenedolo, una trentina di chilometri da Brescia: 5.400 metri quadrati destinati a ospitare 40 persone con decadimento cognitivo, demenza e Alzheimer, con evidenti disturbi del comportamento, e altre 20 affette da sclerosi laterale amiotrofica e malattie del motoneurone.
A realizzare (con tanto di tabellone che segnala e aggiorna partenze e arrivi) la Littorina FS, la carrozza ferroviaria degli anni 60/70 tanto familiare a una certa generazione ormai in là con gli anni, un’azienda di Pistoia specializzata nella progettazione, gestione della produzione ed installazione di arredi per strutture sanitarie, case di riposo e comunità: Generali Arredamenti.
E a rendere possibile questo emblematico e innovativo progetto per la cura delle persone con Alzheimer e Sla è il noleggio operativo, o meglio il perfomance renting, che consente di trasformare qualunque bene, dagli impianti industriali a quelli tecnologici agli arredi, in un servizio, attraverso il pagamento di un canone.
«Quando, nel 2017 – afferma Claudio Mombelli, ceo e founder di Domorental – abbiamo deciso di introdurre dagli Usa in Italia il performance renting, una declinazione innovativa del noleggio operativo, sapevamo che esso, quale forma alternativa al credito, rappresenta una via sostenibile al finanziamento, non solo perché rientra a tutto tondo nel trend della subscription economy, ma per le sue caratteristiche di eticità e capacità di fare del bene, qualità che è propria del migliore capitalismo. In questo senso, la nostra collaborazione con la Rsa S. Maria di Castello di Carpenedolo, che ha ideato lo straordinario, primo e unico in Italia, Villaggio Insieme per i malati di Alzheimer e Sla, è una delle partnership più importanti della nostra storia».
Se si chiama Villaggio Insieme c’è un motivo: la struttura riproduce fedelmente, ma in un contesto protetto, uno spaccato di paese. Dall’acciottolato delle strade (ognuna contrassegnata da un nome diverso, con tanto di insegna) al cielo fedelmente riprodotto sui soffitti, dalle “case” (ciascuna col suo diverso stile, la propria finestra sulla strada e la propria cassetta delle lettere) ai negozi, tutto è stato ricreato alla perfezione per restituire alle persone quella familiarità con la realtà così preziosa per il benessere emotivo. Il bancomat eroga soldi veri che si possono spendere nei vari esercizi commerciali disseminati per le strade del villaggio (e si possono anche vendere le proprie creazioni, per esempio quelle realizzate all’uncinetto), nell’ambulatorio il medico consegna una ricetta che occorre portare in farmacia, i locali inaccessibili hanno riprodotta una saracinesca abbassata.
E poi, appunto, il treno: «La terapia del viaggio è un presidio medico ricettabile», spiega Gian Paolo Bucchioni, Ceo di Generali Arredamenti: «un viaggio che consente alla persona con demenza una fuga controllata o stimolata dalla struttura residenziale. Le luci, il cielo dinamico, consentono anche di regolare il ritmo circadiano. Con il Villaggio Insieme vogliamo dimostrare al Ministero della Salute che questo tipo di ambiente, unico in Europa – l’unico esempio simile si trova in Ohio – è propedeutico per la cura delle persone con Alzheimer. L’organizzazione è orizzontale: qui dentro non esistono divise. Vogliamo ribaltare l’approccio all’Alzheimer, partendo dalla persona e dalle sue esigenze. E con l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati riusciremo a validare il percorso».
Eh sì, perché il Villaggio Insieme, che alla vista vuole apparire come il più tradizionale (e anche un po’ antiquato) dei paesi, dietro le quinte rivela un altissimo tasso di tecnologia: «I dati biometrici vengono rilevati sia da sensori indossabili che da speciali piastre posizionate nei letti e le informazioni vengono inviate direttamente in cartella sanitaria», conferma il progettista della Fondazione, Davide Molinari. «Le varie piattaforme native dialogano con la cartella clinica grazie a un’Api dedicata. Questo sistema consente il risparmio di circa 10 ore lavorative al giorno. L’edificio viene gestito attraverso il suo gemello digitale, la metodica è quella del Building Information Modeling. E anche dal punto di vista impiantistico, la struttura è all’avanguardia, grazie all’impianto geotermico a inverter di nuova generazione, ai tripli filtri Uta per la purificazione dell’aria e all’illuminazione Led a risparmio energetico».
Per quanto riguarda il problema della movimentazione assistita dei pazienti, sono stati installati dei sistemi di sollevamento a binario dell’azienda Guldmann. Con questa tecnologia sarà possibile occuparsi in sicurezza e con un alto livello di qualità di tutti le attività di movimentazione passiva e di quelle riabilitative o per il massimo mantenimento delle capacità residue.
Anche in questo caso, le attrezzature (in particola il modello Guldmann GH3+ CLM WiFi) dialogano con le altre tecnologie presenti e forniscono al gestore tutte le informazioni e i dati di utlizzo e di servizio dei sollevatori. Tutto ciò permette di unire sicurezza dell’operatore, comfort del paziente, efficienza dell’organizzazione e, non secondario, un aspetto estetico gradevole.
Le agevolazioni fiscali del piano Transizione 4.0 (che ha sostituito Industria 4.0) hanno avuto la loro parte in questa iniziativa che ha assorbito risorse economiche per 12,7 milioni di euro.
«Tutto grazie ai privati e alle donazioni ricevute», sottolinea Rosa Di Natale, direttore generale della Fondazione S. Maria del Castello «e alla lungimiranza della presidente del Cda, Fausta Brontesi». «E anche a un po’ di incoscienza», scherza la presidente. «Vogliamo dimostrare che le persone con Alzheimer e demenza e Sla cono ancora persone, e che la malattina è solo una componente».